domenica 15 novembre 2009

Ogni peccato, ogni rimpianto

Tutti i peccati - cioè ogni mancanza d'amore e ogni offesa a un altro essere vivente -  hanno un'unica radice: l'insoddisfazione per quello che siamo. Per questo motivo il peccato è "mortale". In un senso per cui lo si direbbe manifestazione di un istinto suicida, autolesionista, più che punito con la morte. Chi commette il male, insomma, fa pagare agli altri la propria profonda, radicata insoddisfazione. Gente soddisfatta di sé, in pace con se stessa - e quindi non in cerca di chissà quale guadagno, di chissà quale soddisfazione -  è quella che fa bene all'intera umanità.  


Ovviamente pensiamo che la libertà sia la possibilità di scegliere tra il bene e il male. Ma leggendo i Vangeli scopriamo che per Gesù libertà vera significa non avere proprio a che fare con questa alternativa. Di conseguenza a Gesù il male interessa pochissimo. Il che si manifesta nell'espressione di san Paolo: "far morire in noi il peccato".

Credo di comprenderla così: quando siamo a un bivio, il male ha già la sua prima vittoria, perché si propone come alternativa possibile. Invece è nulla. Noi sì, siamo qualcosa, e sono qualcosa gli altri, tutti, tutti gli esseri viventi che ci circondano. Se ci dedicassimo completamente all'essere, il male non sarebbe preso in questione neppure come ipotesi.

Ecco la vera libertà.


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