venerdì 31 dicembre 2010

Dio esiste? (18)


M: Da quel che dici sembra che tu abbia di Dio solo un'esperienza indiretta, compiuta per interposta persona, attraverso la visione, l'ascolto o la lettura dell'esperienza di Dio di altri. Vorrei invece sapere se hai di Dio un'esperienza diretta, basata su una tua visione, ascolto o pratica di Dio, perché questo è l'argomento del nostro capitolo. Un Dio che esiste per sentito dire non mi interessa. Quanto al racconto degli "eventi originari" e a tutto il resto, verrà il momento opportuno.

P.S.: Come amministratore del blog al pari tuo, d'ora in poi ti casserò tutti i post più lunghi delle dieci righe concordate assieme. Oppure, chiedi apertamente più spazio. Ciao e buon anno nuovo.

Dio esiste? (17)

L.: Si, credo di averne una personale. Riguarda proprio l'esperienza degli altri: è l'emozione che mi prende quando vedo, ascolto o leggo dell'esperienza di Dio di persone che stimo. Dietro di loro ci sono altre persone: è una catena umana che risale nei secoli e di cui sento di far parte.
All'origine di questa catena, così forte, sospetto che ci siano "eventi originari". Ma non ho prove certe, di questo: se no figurati dove sarei in questo momento!

Quelle persone e quegli eventi originari mi interessano più di ogni altra cosa al mondo e li studio con impegno. Così ci sono molte persone che provano qualcosa di importante sentendomi (spesso) parlare di queste cose e perciò mi ringraziano, e credo sia perché anche loro desiderano far parte di quella catena.

Ma per parlarne dovrei provare a raccontare un esempio assolutamente inventato di ciò che intendo per "evento originario". Così si potrebbe capire bene a cosa mi riferisco (giuro: in 10 righe!).

Dio esiste? (16)

M: Finalmente una risposta diretta. Prima di definire le caratteristiche del Dio di cui parli, vorrei sapere perché ancora una volta, circa il credere in questo Dio, ti rifai alla testimonianza di terzi. Neanche di questo Dio - proprio come affermavi per il Dio dei filosofi - hai una tua esperienza personale?

Dio esiste? (15)


L: Sospetto d sì.
E se è il Dio in cui credono molte persone che stimo, spero di sì.

Dio esiste? (14)


M: Dio esiste?

giovedì 30 dicembre 2010

Dio esiste? (13)

Non ho capito bene perché sono stato frainteso. Mi ripeto, sperando di fare chiarezza nella mia posizione:
1. Il Dio superiore, onnipotente, onnisciente... che è passato a far parte del senso comune è il Dio dei filosofi. Nessuno di loro, secondo me, riesce a fare altro che a parlarne, nei libri, come di un'utile astrazione. Utile ai loro sistemi. Nessuno di loro è un testimone.
2. I testimoni che mi interessano parlano invece prima di tutto di un Dio di cui hanno esperienza, cioè di un Dio che, affermano, è entrato e sta in contatto con loro nonostante essi siano esseri finiti, non onnipotenti e non onniscienti.
E' con questi testimoni, con queste persone, che io confronto la mia esperienza di Dio e cerco, da quando sono nato, di scoprire chi è. In questa ricerca i filosofi servono, sì, ma solo in un secondo momento: le persone sono più importanti dei libri! (pensavo di averlo detto chiaramente, se no mi scuso).
3. Esempi di testimoni: Martin Luther King, Madre Teresa di Calcutta, Ghandi. E cito per forza personaggi noti, ma sono ancora più toccanti le persone che hai vicine nella vita, spesso ovviamente ignote ai più.

Dio esiste? (13)


M: Ti prego di procedere secondo logica. La tua risposta del post 8 è già risolutiva. Idem per la spiegazione che ne hai fornito nel post 10. Dato tutto ciò, che importanza attribuisci ai "testimoni" chiamati in causa nel post 12? Visto l'ordine con cui hai esposto gli argomenti, devo dedurre che i libri contano per te più delle persone in carne e ossa e che ai "testimoni" concedi scarsissimo credito. Tanto che, nonostante la loro asserita esperienza di Dio, non ti sono sufficienti per affermarne l'esistenza. Spiegati.

mercoledì 29 dicembre 2010

Dio esiste? (12)


L: Il problema è proprio il fatto che del Dio di cui parlano Aristotele, Platone, Plotino, Cartesio, Spinoza, Hegel... essi non sono e non vogliono essere "testimoni", ma teorici. Loro stessi ci tengono molto, a questa differenza: il Dio di cui si può essere (o pretendere di essere) solo testimoni a loro, almeno nelle loro opere, non interessa. E questo perché ritengono la testimonianza un appiglio fragilissimo per sostenere la necessità di un'idea, quale è, per loro, Dio.

A me, invece, sì: mi interessa il Dio di cui molti uomini e donne si presentano come testimoni, cioè affermano di averne fatto esperienza, e non quello di coloro che mettono "Dio" come ingranaggio in un sistema filosofico (o anche pseudo-scientifico, se è per questo).

Dio esiste? (11)


M: Di molte cose non abbiamo esperienza diretta, senza per questo dubitare della loro esistenza. Io non ho mai visto l'atomo, il Lago di Merate, l'animo della donna con cui vivo, ma sono sicuro che esistono. E dunque: perché, pur avendo la testimonianza di molti illustri personaggi che credono fermamente nell'esistenza di Dio, non sei disposto ad ammettere con certezza che Dio c'è?



lunedì 27 dicembre 2010

Dio esiste? (10)

L: Qui c'è un paradosso che mi ha sempre affascinato.
Al Dio superiore, intangibile, onnisciente e onnipotente sono dedicati, nella cultura occidentale, centinaia di volumi di grandi pensatori. Dio, per questi pensatori, è assolutamente necessario per giustificare l'esistenza e l'ordine del mondo.

Io di quei libri ne ho letti molti. Faccio un esempio: la Metafisica di Aristotele (3 volte) o la Repubblica di Platone (2 volte) o le Enneadi di Plotino... e alla fine so, di Dio, che questi grandi pensatori lo ritengono indispensabile.
Ma non avendone, come ho detto, nessuna esperienza, resta che di "Dio" non so quasi nulla. Cioè so solo che per parte della filosofia Dio è necessario, ma che quella stessa filosofia non sa darmi l'esperienza (cioè la conoscenza) di quello stesso Dio che presenta come indispensabile.

Perdona la lunghezza!

Dio esiste? (9)


M: Sì, mi interessa la spiegazione di quel "quasi".

Naturalmente, trattandosi di un oggetto del quale non sai "quasi nulla" perché non "ha mai fatto parte" della tua esperienza, tanto che ti è "praticamente impossibile dire se esiste o no", mi aspetto che la spiegazione sia stringata. Altrimenti, dovrò pensare che quel "quasi" è solo un artificio retorico.

Dio esiste? (8)

L: Si dialoga proprio perché non si è d'accordo, se no a che serve?

Ma veniamo al punto: ora che abbiamo in qualche modo fissato l'idea di partenza sulla quale ci stiamo interrogando, posso rispondere.
E la mia risposta è che "Dio", cioè un essere superiore all'uomo, non fisicamente individuabile, onnipotente e onnisciente è un essere di cui non so praticamente quasi nulla. E non ne so quasi nulla perché non ha mai fatto parte della mia esperienza. Mi è quindi praticamente impossibile dire se esiste o no.

Se ti interessa, potrei provare a spiegare quel "quasi", ma solo se ti interessa.

Dio esiste? (7)

M: Bene. Noto con soddisfazione che già ora, al principio del nostro dialogo, non ci troviamo d'accordo, e su un tema semplice: la definizione di Dio secondo il sentire comune. Sul come e perché non siamo d'accordo torneremo più avanti.

Accetto comunque la tua declinazione di Dio: un essere superiore all'uomo, non fisicamente individuabile, creatore dell'uomo stesso e dell'universo, onnipotente e onnisciente. Questo Dio secondo te esiste?

P.S.: come vedi, è possibile stare nelle dieci righe.

domenica 26 dicembre 2010

Dio esiste? (6)


L: Mi sembra che proprio secondo l'intendere comune Dio esiste, se esiste, come essere spirituale, cioè appartenente a una dimensione che sta oltre la realtà fisica. Questa caratteristica mi sembra anzi decisiva: è parte integrante di quella "superiorità" cui accennavi giustamente nel post numero 3.
Insomma: Dio, come essere spirituale, è considerato dal senso comune senza i limiti di ogni altro essere fisico (uomo, animale, albero, pietra...) e questa caratteristica, si pensa, è coerente con l'idea di un essere superiore all'uomo e a ogni altra cosa.

Quando chiedi "Dio esiste?", intendi un essere spirituale come intende, a mio parere, il senso comune?

Dio esiste? (5)

M: 1) "Fisicamente individuabile" significa che, secondo l'intendere comune, Dio esiste in corpore vivo.

2) L'uomo ha creato Dio a sua immagine e somiglianza.

3) Vedi risposta 2.

Metodo: si risponde alle domande, si argomenta ed eventualmente si pongono poi nuove domande. Rispondere a domanda con domanda significa sviare la discussione. Egualmente: non andiamo oltre le dieci righe per post. Eccedendo si smarriscono sintesi e filo del discorso.

sabato 25 dicembre 2010

Dio esiste? (4)


L: Tre domande ancora.

La prima è per capire: cosa significa "fisicamente individuabile" riferito a Dio?

La seconda credo sia più importante: secondo te, da dove prende il senso comune questa idea di Dio?

La terza è legata alla prima: perché questa idea di Dio è a tuo parere convincente per i più, tanto da essere diventata parte del senso comune?

Attenzione, prima di rispondere: per "convincente per i più" non intendo dire che i più sono convinti o sicuri dell'esistenza di un essere così descritto, ma che i più pensino che quando si parla di Dio (per affermarlo o per negarlo qui non interessa) sia quasi ovvio intendere "Dio" nel modo che hai descritto...

venerdì 24 dicembre 2010

Dio esiste? (3)


M: Per "Dio" intendo ciò che intende il senso comune: un essere superiore all'uomo, fisicamente individuabile, creatore dell'uomo stesso e dell'universo, onnipotente e onnisciente. Questo Dio secondo te esiste?

Dio esiste? (2)


L: Cosa intendi per "Dio"?

Dio esiste? (1)

Smentisco me stesso: niente pausa. Io e Luca abbiamo pensato che in realtà niente è meglio del tempo natalizio per inaugurare un gioco intellettuale (serio) su uno degli argomenti che ci interessa di più: la spiritualità umana.

Il gioco è fatto così. Dialogheremo sull'argomento attraverso i nostri post, che verranno numerati progressivamente. Il dialogo sarà articolato in capitoli, il primo dei quali è appunto: "Dio esiste?". Ciascuno di noi può prendersi tutto il tempo che vuole per postare. Il post non può essere più lungo di dieci righe. Il capitolo verrà chiuso quando lo riterremo esaurito. Chiunque legga può partecipare al gioco postando i suoi commenti, che verranno da noi ripresi e discussi. Vedremo cosa maturerà nel corso del dialogo.


M: Dio esiste?

domenica 19 dicembre 2010

BUON NATALE
A TUTTI!
Come tutti i bravi bambini,
anche noi facciamo le vacanze di Natale.
Potremo così dedicarci
allo spirito (Luca) e alla crapula (Maurizio),
cercando nel frattempo di maturare
qualche buona idea per i nostri libri.
Ci si sente e ci si legge dopo l'Epifania. A presto!
Maurizio e Luca

domenica 5 dicembre 2010

Bambini scrittori 2

Proseguo la descrizione del laboratorio di scrittura creativa nelle scuole che ho cominciato due settimane fa ("Bambini scrittori 1").

Mostrando ai bambini di quinta elementare le copertine di diversi libri e chiedendo loro di che genere di libro si tratta, si fanno scoperte interessanti. Si vede, per esempio, che riconoscono subito il genere fantasy, l'horror, l'avventura e le storie "da ridere". Ma se mostriamo loro libri per ragazzi che trattano storie reali, con ragazzi come loro alle prese con la scuola, i genitori, i nonni, gli amici, il gioco, lo studio... non si trovano altrettanto a loro agio. Insomma: di solito non li leggono.
Siamo alle prese con una generazione che ha a che fare con il mondo della creatività e della comunicazione (televisione, cinema, internet e infine, anche se poco, libri) solo per evadere dalla realtà? Il sospetto è molto forte. Genitori e anche qualche insegnante favoriscono questa tendenza: basti pensare al successo straordinario del poverissimo (a mio parere) Geronimo Stilton.

Comunque sia, il mio laboratorio in quinta prosegue appunto mostrando molti libri ai ragazzi (ne ho una valigia piena, ricordate?) e dividendoli con il loro aiuto in colonne divise per genere di storia.
Dicevamo che una volta che io ho una penna, un foglio bianco e una lingua in testa posso tecnicamente scrivere una storia. A questo punto manca la storia. Per cominciare davvero, posso quindi decidere che tipo di storia scrivere: se un genere mi piace e lo conosco meglio sarò più stimolato a inventare storie di quel tipo.

Bene, ora ho bisogno almeno di un protagonista e di un soggetto. Il concetto di protagonista lo conoscono. Allora io estraggo dall'altra valigia, uno dopo l'altro, una serie di cappelli e copricapi molto diversi: un cappello da ferroviere, uno da cuoco, uno da mago, un casco da motociclista, un elmetto militare, un sombrero, un cappello da montanaro, il casco nero del cattivo di Guerre Stellari ed altri ancora. Poi, sempre scovando le cose nella valigia, associo a ciascun cappello un oggetto: bacchetta magica, mestolo di legno, pistola, cannocchiale, poncho, fischietto, spada laser...
E' evidente che se io faccio indossare a diversi bambini e bambine un copricapo e l'oggetto che gli si associa ho davanti agli occhi il mio protagonista di un'avventura, di un viaggio esotico, di un'esplorazione spaziale, di un'indagine, di un dramma culinario, di un fantasy e così via.

A questo punto, discutendone insieme, a ciascun bambino ben caratterizzato associamo un soggetto, cioè la descrizione essenziale della storia di cui il personaggio sarà protagonista (tre righe, non di più). Per far capire cos'è un soggetto, ricordo ai ragazzi i dubbi che possono essere venuti a tanta gente per le strade di Saronno meno di un'ora prima, vedendomi camminare con passo deciso verso la scuola trascinandomi dietro le due grosse valigie e tenendo in testa un cappello con una piuma sopra.
Cosa c'è nelle valigie? E perché il signore che le porta non va verso la stazione? Perché entra nella scuola? Chi è? Cosa vuol fare?
I ragazzi propongono: è un supplente che viene a fare una lezione straordinaria. Ma qualcuno tra loro ha già messo in moto la fantasia: nella valigia c'è un cadavere! Oppure: le valigie sono piene di soldi rubati!
E perché, allora, entrare nella scuola? Perché è il luogo dove l'assassino o il ladro non verrebbe mai cercato dalla polizia.

Ed ecco il soggetto: Un mattino, a Saronno, un buffo signore attraversa la piazza e va verso la scuola portando due grosse valigie. La gente pensa che sia un maestro chiamato per fare un laboratorio. Ma quel mattino, nella banca, è avvenuta una rapina. La polizia cerca altrove, mentre i ragazzi hanno a che fare con un ladro pronto a tutto!

A questo punto inventiamo soggetti a ruota libera, associandoli o a personaggi "regolari" (tipo il cuoco con il cucchiaio di legno) o a personaggi bizzarri (un cuoco con una bacchetta magica, un soldato con una stella alpina...).
Una volta messa in moto la creatività, tutti i ragazzi sono invitati a scrivere un soggetto da soli e poi a leggerlo ai compagni.
Infine ne scegliamo subito quattro o cinque e facciamo proposte per titolo e copertina.

Uno degli obiettivi del laboratorio è anche quello di ricordare ai ragazzi che la fantasia ha grande potere e molto spazio per esercitarsi anche nella realtà di tutti i giorni.
Non ne abbiamo forse un gran bisogno?