giovedì 24 ottobre 2013

Una storia vera, che dovevamo raccontare


Siamo lieti di annunciare agli amici e a chi ci conosce solo per quel che abbiamo scritto che è appena uscito un nostro nuovo romanzo.
Ecco la copertina.





Si tratta di una storia vera e fin dall'inizio ha colto di sorpresa anche noi. Un anno fa, quasi per caso, Maurizio ha letto un titolo su una pagina on-line di un grande quotidiano: "Morto il fotografo di Auschwitz". Seguivano poche righe di commento, ma sono bastate a farci capire che l'uomo di cui si segnalava così brevemente la scomparsa è stato un testimone eccezionale della triste  tragedia dei campi di concentramento voluti da Hitler e dai suoi.
Wilhelm Brasse, questo il nome del personaggio, visse 5 anni internato e si salvò perché sapeva fare buone fotografie. Dovette fotografare migliaia di prigionieri e parte degli esperimenti condotti da medici criminali su prigionieri inermi. Conobbe tutti gli aspetti della vita quotidiana del campo. Ma verso il termine della guerra, quando le truppe russe si avvicinavano e i tedeschi erano pronti alla fuga, rischiò la vita per salvare le foto, che grazie a lui ci sono giunte in buona parte intatte e costituiscono un documento indispensabile per contrastare ogni negazionismo e ogni giustificazione della barbarie nazista.
Ma il libro racconta molto di più: racconta la storia della coscienza di un uomo che passa dalla preoccupazione per la sopravvivenza alla decisione di agire per il bene dell'umanità. Molti gli incontri, su questo percorso, tristi alcuni, altri consolanti (come quello con padre Kolbe).
Insomma: non so se si capisce, ma siamo piuttosto fieri di aver scritto questo libro e ci fa piacere consigliarlo.