martedì 22 dicembre 2009

Auguri di buon Natale

25 dicembre, Natale: un'oasi nel bel mezzo della stagione più attiva dell'anno. Lavoro, scuola, affari si interrompono nel corso di una normale settimana. Segue il 26, giorno di santo Stefano, e quest'anno, il 27, la domenica. Come sempre, molti ne approfitteranno per sfruttare qualche giorno di ferie arretrato. Altri, in tempo di crisi, saranno obbligati a farlo dalle aziende che chiudono in attesa di ordini.
E così il giorno di Natale diventa "le feste di Natale", o più semplicemente "le feste". E tutti ci diciamo, gentilmente, "buone feste".

Ma io, per come lo sento, voglio fare proprio un augurio di buon Natale.
In due parti.
In primo luogo auguro a tutti di riscoprire, almeno in una brevissima riflessione, il senso del Natale cristiano. Non per onorare una nobile e vecchia tradizione o per difendere in qualche modo le nostre radici. Il Natale cristiano merita considerazione perché è una idea forte, curiosa, provocante.
Il mito cristiano racconta che Dio, l'onnipotente, a un certo punto ha voluto stare in mezzo agli uomini (e questa è una cosa) come un uomo (e questa è una seconda cosa). Dunque per i cristiani il destino dell'uomo e il destino di Dio si intrecciano e non si lasciano distinguere più. Il successo dell'uomo è il successo di Dio e viceversa. E tutto ciò che si può conoscere di lui dovrebbe diventare visibile in un uomo e, attraverso questo, in tutti gli uomini.
Un'idea interessante, no?

Il secondo augurio deriva proprio da questa idea. Auguro a tutti, per l'anno prossimo, di tornare a farsi domande religiose. Perché sono domande di uomini vivi. La religione riguarda la vita, per questo è triste quando qualcuno insegna che essa è l'impegno per cui bisogna morire (motivo per cui milioni di persone la evitano e sensatamente la detestano). Figuriamoci quando si afferma che sarebbe la cosa per cui bisogna uccidere!

La domanda religiosa riguarda la ricerca della vita: ci si interroga sul suo senso, sulle sue prospettive, su ciò che l'arricchisce e le dà gusto, su ciò che la consola, la rafforza e la difende. Ci si interroga anche a proposito di ciò che la inquieta. C'è una domanda religiosa nella nascita, nell'innamoramento, nell'arte, nella malattia, nel dolore, nell'amore, nella giustizia e nella lotta contro il male. C'è una domanda religiosa anche nel morire, e forse anche nella morte. Senza domanda religiosa - una ricerca che vuole andare a fondo di ogni cosa - finiamo per prendere ogni aspetto dell'esistenza come se tutto avesse la stessa importanza e lo stesso sapore: una condizione davvero deprimente. La ricerca religiosa cerca invece di stabilire delle gerarchie tra le cose di cui abbiamo esperienza e conoscenza e così ce ne rivela in pieno il gusto e il valore.

Nel vangelo di Giovanni si attribuiscono a Gesù queste parole: "Sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza".
Auguro a tutti molta vita. Cos'altro dovrei fare a Natale?

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