venerdì 23 ottobre 2009

dalla "cosa" di moretti alle primarie del pd

ieri sera ho rivisto la cosa di moretti e ne traggo spunto per una riflessione non pacificata.

il documentario è del 1990, ma se guardo al disorientamento dei suoi protagonisti sembra passato appena un giorno. i militanti del pci discutevano allora nelle sezioni le proposte di occhetto e si facevano le domande più ampie e tradizionali: chi siamo, cosa vogliamo, dove andiamo. ebbene, è lo stesso disorientamento che trovo io oggi nel pd.

per cosa diavolo sono trascorsi vent’anni? veltroni parlava di «grande forza riformista» e il suo fiasco indica che l’approdo al riformismo è tutto ancora solo nelle parole. chi siamo, cosa vogliamo e dove andiamo: io non ho sentito una risposta chiara per queste domande, né a livello nazionale né a livello locale. è così infatti anche nel circolo di saronno, cui appartengo. pressati da perenni emergenze, elettorali o meno, abbiamo rinunciato a discutere di noi stessi. come mi aveva facilmente pronosticato poco più di un anno fa tosi - il segretario provinciale -, è l’azione alla fine a dettare l’identità. magro risultato per chi si è accostato al pd nella speranza di vedervi finalmente distillato oltre un secolo di esperienza politica sociale. il mondo ha bocciato il comunismo e tuttavia i militanti ritratti da moretti miravano almeno alto. noi questa ambizione l’abbiamo completamente persa.

sul perché sia accaduto tutto ciò si fanno ipotesi verosimili. negli ultimi decenni il vento ha spirato sulla terra in senso contrario a solidarismo e comunitarismo. idem in italia, con berlusconi e lo stile di vita arrogantemente individualista che si è portato dietro. ma questa spiegazione non mi basta. ora che il vento cambia direzione e si fa incerto, la destra in italia e fuori continua a dimostrare una capacità di manovra che a noi manca del tutto. tremonti e i suoi compagni si permettono di passare da un modello economico all’altro, con totale spregiudicatezza e rubandoci parole d’ordine che dovrebbero appartenere a noi.

io credo che il difetto stia nel manico, nel nostro manico. chi si spulci le mozioni di bersani e franceschini, vi troverà propagandato a più riprese il merito come architrave di rapporti sociali corretti. troverà il merito declinato in tutte le salse. ma non troverà menzionata neanche una volta la giustizia sociale. neanche una volta. queste sono persone che, nell’ansia di incarnare il nuovo, hanno perso la capacità di ricordare il passato e recuperarne il meglio. ecco perché vanno a traino di tremonti.

la storia che io ho tanto amato, la storia di un socialismo e di un cattolicesimo capaci di camminare accanto all’uomo comune, è semplicemente evaporata. non abbiamo radici. e senza radici, non si legge il presente e tanto meno si può scrutare il futuro. lo slogan adottato da bersani - “per dare un senso a questa storia” - a me sembra una solenne presa in giro. e io il 25 voto marino. contro l’apparato che si auto replica e riempie di fumo i miei occhi.

da tangentopoli in poi ho sempre votato la coalizione di centro-sinistra, mai barrando il simbolo di un singolo partito. ritenevo che la coalizione mi rappresentasse e che nessun singolo partito mi rappresentasse. sono entrato nel pd perché finalmente centro e sinistra si univano: il pd mi rappresentava.
la mancanza di elaborazione di cui parlavo sopra e il deficit di identità che ne consegue causano però un grave difetto. vedo a malapena la sinistra. non vedo più il centro. non parlo di uomini, parlo di idee e progetti coerenti. non vedo più le idee del centro adeguatamente rappresentate nel pd. non le vedo a livello nazionale e non le vedo a livello locale. come me, non le vedono molti elettori, tanto che il pd è in costante emorragia di voti. proprio al centro, laddove dovrebbe crescere se volesse davvero agguantare il governo d’italia.

un partito democratico del genere a me interessa davvero poco. e dunque: che fare?

1 commento:

  1. Anonimo10/26/2009

    Beh, se in un partito nato per essere di centrosinistra, la componente che si sente più affine al centro batte in ritirata, non può che restare quella di sinistra. Elementare, no?
    Ovviamente ogni scelta va rispettata. Ma sorprende che i fuggitivi motivino la loro dipartita dicendo che il PD è diventato un partito di sinistra. Non lo sarebbe, se fossero rimasti. Sorprende anche che alcuni fuggitivi scelgano di dar vita a nuove formazioni di centro, che nascono ormai come funghi. A dimostrazione che non c'è un progetto politico che vada sotto questo nome, ma tante parking zones. Un vero peccato per il Paese.

    RispondiElimina