martedì 6 aprile 2010

Ancora Pasqua, ancora in mezzo al guado

Ho trascorso il giorno di Pasqua in Francia con la mia famiglia e con una famiglia di amici. Siamo andati a Colmar, la graziosa cittadina dell'Alsazia che ospita una grandiosa opera d'arte: la pala d'altare dipinta nei primi anni del Cinquecento da Mathias Grunewald.
E' la terza volta che attraverso le Alpi per ammirare questi dipinti e anche questa volta sono rimasto colpito dall'intensa fede dell'artista. Essa è talmente visibile che trasforma una qualsiasi visita ad un piccolo museo in una esperienza spirituale.

I visitatori entrano nella grande sala. Fanno silenzio, si siedono, ascoltano le guide che li accompagnano o premono all'orecchio l'auricolare dell'audioguida fornita all'ingresso. Poi, invece che allontanarsi - come succede di solito - soddisfatti di aver compiuto uno dei doveri del turista medio, restano lì, fermi. Continuano ad osservare. Cercano di rendersi conto se è vero ciò che stanno ammirando: se il miracolo è cosa reale. E in questo caso se possono cominciare a sognare un mondo diverso, dove non ha senso la sete di avere, potere e apparire che ci sta mangiando tutti.

Li osservi, come io ho fatto per lunghi momenti, e capisci che molti di loro non sanno dare un nome alla sconcertante bellezza cui assistono. Nei grandi dipinti che ornavano l'altare del monastero-ospedale di Isenheim è narrato tutto il mito cristiano: annunciazione a Maria, infanzia di Gesù, morte in croce, risurrezione, vita dei santi cristiani e tentazioni che ancora li tormentano.

Stupore e interesse anche nei miei bambini (sette e undici anni) e nei tre dei miei amici. Di solito è difficile che sopportino la visita dei musei che sembrano tanto interessare gli adulti. Ma questa volta sono rimasti lì anche loro. Non sapevano perché, ma capivano che era importante essere venuti fino a lì, ad assistere a quella cosa inusuale, eccezionale, cupa e luminosa, colorata e grande: una narrazione dai significati inesauribili e arcani.

A mio figlio è piaciuto il lungo lenzuolo che il risorto lascia dietro di sé salendo al cielo: ha colori freddi il lembo che è rimasto nella tomba, e poi sempre più caldi, fino all'incandescenza del volto sereno del Cristo, sereno e trionfante.
A mia figlia sono piaciuti i mostri, frutto di una fantasia degna dei pokemon, che tormentano nel deserto il povero sant'Antonio, vogliono evidentemente spaventarlo e, non riuscendoci, arrivano persino a tirargli i capelli.
Apprezzati anche gli angeli cantori, un corvo che miracolosamente porta un pane nel deserto, un asceta vestito solo di foglie, una madonna nello stesso tempo sapiente e spaventata per l'ingresso in casa sua di un angelo in un turbine di vento.

Mi sono commosso, come mi accade sempre.
Il mito cristiano - come altri, antichissimi e così profondamente umani - è bellissimo. Come spero, con tutto me stesso, che sia anche vero!
Grunewald ne aveva la certezza. Beata la vita del messaggero di un lieto annuncio: la sua, almeno la sua, fu un'esistenza piena di significato e valore.

E' il mio augurio di Pasqua a tutti i nostri lettori.

Nessun commento:

Posta un commento