Io sono italiano per tanti motivi. Ecco i più importanti.
Sono stato battezzato e unito ancora incosciente alla fede cristiana cattolica. Fede di Roma, dunque orgoglio d’Italia. Felice di appartenere a un credo che sapevo universale ma che aveva pur sempre il centro nel mio paese. Obbediente a un magistero originatosi a Roma e che si irradiava da lì sul mondo intero.
Da che io ricordi, mio padre e mia madre mi hanno sempre detto che sono italiano.
A casa e poi in classe mi è stato insegnato l’italiano. Una lingua non informa semplicemente, ma forma chi in essa viene educato e io sono cresciuto dentro un mare di significanti e significati italiani. Alla visione del mondo “italiana” si sono adeguati la mia coscienza e i miei rapporti esterni, personali e materiali.
Da piccolo, frequentavo una scuola privata in cui l’alzabandiera era usuale. Con accompagnamento della Canzone del Piave. E sono cresciuto nel culto di quella battaglia e degli eroi che diedero la vita per difendere la patria.
Storia, letteratura, scienza, arte: tutta l’istruzione di base mi è stata impartita in chiave italiana. I successi italiani nei campi del sapere e dell’agire sono diventati i miei successi, le sconfitte italiane le mie sconfitte. Ho imparato a ragionare e misurare la mia statura di individuo dotato di identità nazionale sul metro dell’identità nazionale italiana. Nella convinzione assoluta che un popolo italiano, che una nazione italiana esistano. E che i sardi ne facciano parte. Dunque, oggi, se l’Italia va bene anche io vado bene. Se l’Italia va male anche io vado male.
Io scrivo in italiano per le scuole italiane. I ragazzi apprendono dai miei libri la storia italiana, la geografia italiana, il valore della costituzione italiana. Una logica chiusura del cerchio rispetto a quanto ho sperimentato da giovane.
Io scrivo e pubblico i miei romanzi in italiano. Qualsiasi vicenda racconti e dovunque essa sia ambientata, per spazio e tempo, la racconto con mente italiana e prima di tutto a un pubblico italiano. Le traduzioni estere mi fanno contento, ma è dentro i nostri confini che devo avviare il successo. L’industria editoriale e culturale di massa italiana è il mio ambiente professionale di riferimento.
Milito attivamente nel Partito Democratico italiano. Che ho ritenuto la naturale e felice conclusione di una storia iniziata quasi centotrenta anni fa con l’elezione a deputato di Andrea Costa. Io mi sento discendente suo e di Romolo Murri. E se esistesse ancora, voterei per il Partito d’Azione. I miei maggiori politici si trovano dalle parti di Salvemini, Gobetti, fratelli Rosselli, Giustizia e Libertà. Una tradizione pienamente italiana di tensione etica e rigore civico.
L’italianità ha filtrato ogni spunto “pubblico” di sardità. Brigata Sassari che sfila a Vicenza, Emilio Lussu che si batte contro Mussolini, politici da Gramsci a Cossiga, banditismo a Orgosolo, petrolchimico, Cagliari scudettato. Tutto ciò che di buono o cattivo la Sardegna ha prodotto io l’ho sempre visto e interpretato in chiave italiana.
Tutti questi fattori si sono sommati e hanno agito, lentamente ma implacabilmente, dentro di me nel corso dei miei quarantacinque anni di vita.
Io sono italiano. Senza dubbio mi sento italiano.
E vivo da italiano con la testa e con il cuore.
Da molto tempo, però, questa mia identità è messa a rischio. Fortunatamente, perché nessun individuo è un monolito inscalfibile.
E tutto ciò che è dato può essere mutato...
domenica 18 ottobre 2009
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