Dunque. Due persone che il mio amico stima abbastanza si sposano. Lui plaude agli sposi ma non si sente di augurare loro... niente di ciò che essi desiderano. Insomma, prima di sottoporre il matrimonio come "istituto giuridico" (accidenti, che freddezza!) a un'analisi antropologico-cultural-psicologico-statistica bisognerebbe almeno chiedersi perché tanti milioni di uomini e donne nel mondo si ostinano, semplicemente, a desiderarlo.
Non ho detto che tanti uomini e donne ci riescono, a viverlo con soddisfazione: di questo parliamo dopo. Dico che sono in tanti a desiderarlo. Oggi lo vogliono anche molti omosessuali, e in quei Paesi in cui ottengono questo tipo di riconoscimento festeggiano pure.
Il mio amico non ignora questo aspetto del problema: infatti, invece che augurare ai suoi conoscenti di riuscire nel loro intento suggerisce che dovrebbero essere prudenti, che dovrebbero imparare la lezione dalle loro esperienze negative. Ricorda anche la loro età: insomma, basta con questi sogni da adolescenti!
Non manca anche l'argomento pseudo-scientifico: l'uomo, in definitiva è un animale (cosa assolutamente certa) come gli altri (cosa assolutamente sciocca: anche il leone non è la scimmia, perché l'uomo non dovrebbe essere - come è, infatti - un animale con le sue specifiche caratteristiche?).
Insomma: è sbagliato desiderare, ed è sbagliato, desiderando, sbagliare. Ma queste cose sono tipicamente umane!
Dopodiché le statistiche, e soprattutto i racconti pieni di delusione, sofferenza, solitudine, orgoglio ferito, disinganno... e a volte sollievo di tanti separati e divorziati li conosco benissimo. Ma conosco anche la vita di tante persone come me, che il matrimonio lo vivono benissimo.
Eh sì, io il matrimonio l'ho desiderato, insieme alla mia fidanzata, Rita, una ragazza che, la prima volta che l'ho vista mi sono detto: "ma allora esiste davvero!". Per stare con Rita ne ho fatte di tutti i colori, e anche lei si è impegnata parecchio. Eravamo e siamo così innamorati che non avremmo accettato di vivere in nessun altro modo che da... sposati. E dopo 15 anni è ancora così.
Ma che vuol dire tutto questo? Vuol dire che quando le ho detto per la prima volta "ti amo" intendevo quel che significano queste parole: "ti voglio nella mia vita, oggi e se possibile anche domani". Vuol dire che quando ami non ne metti via un po', giorno per giorno, fino a raggiungere una quota di amore donato raggiunta la quale puoi dire: "Ecco, ce l'ho fatta! Anche questa è finita".
L'amore non si accumula: ne vuole sempre di più, quindi ne vuole per domani e per domani l'altro. Infatti, appena questo slancio si affievolisce, subito si teme di non poter andare avanti, che è esattamente ciò che l'innamorato vuole. E allora o si corre ai ripari, o si comincia a distaccarsi, cosa che capita, lo so, a moltissimi.
Cosa che potrebbe capitare anche a me e a Rita. Ma per come mi sento, oggi, spero proprio che chi mi vuole bene - anche il mio caro amico Maurizio - faccia il tifo per noi e ci dica, di cuore: "Viva gli sposi! Viva il matrimonio!".
Concludo con due osservazioni:
1. Non so bene perché, ma ho in famiglia, tra gli amici e tra i conoscenti, sempre più coppie che convivono per anni e poi si sposano. Non so bene perché, ma quando poi li incontro - dopo un anno, due ecc. - mi dicono: "Sono sicuro/a: sposati è diverso".
2. Pur essendo sempre più un credente, non ho citato, fin qui, né il buon Dio, né la Chiesa, né lo Stato. Nel vangelo di Giovanni si dice che un giorno due sposi invitarono (loro, non lui) Gesù al loro matrimonio. Gesù non aveva ancora cominciato la sua missione, la sua predicazione, il suo insegnamento. Il matrimonio c'era già. Succede anche oggi: quando si comincia a ragionare di "matrimonio cristiano", di "spiritualità degli sposi" e di altre attenzioni che, lo capisco benissimo, per i non credenti sono amenità, il desiderio di amore per sempre c'è già. E' scritto ancora negli SMS degli innamorati adolescenti.
Insomma: è una cosa laicissima, originaria... e bella. Perché nella vita il bello è provarci, se no che vita è?
Viva gli sposi! Anche perché, lo dico sempre: ne hanno bisogno.
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