Oggi io e Natalia, la mia compagna, siamo stati a un matrimonio.
Si sono sposati due nostri vicini di casa. Due persone molto simpatiche e buone, un po' avanti con gli anni. Lei ne ha 57, lui 69. Entrambi già sposati in passato, con esiti infausti.
Mentre questa mattina mi passavano accanto, in giardino, ho detto: "Viva gli sposi! Abbasso il matrimonio!". L'ho detto, non gridato. Ma nemmeno a mezza voce, non così piano, perlomeno, da non essere udito dalla coppia. Loro due, infatti, mi hanno sentito e si sono messi a ridere.
Quella frase esprimeva in pieno il mio sentimento del momento.
Empatia per gli sposi, cui sono molto vicino, e avversione per il legame giuridico-istituzionale che si stava per creare.
Ma non ero così sicuro che tale mia percezione fosse condivisa o addirittura comprensibile ad altri e per questo non l'ho proclamata a voce troppo alta.
A dire il vero, io stesso fatico a mettere a fuoco la questione.
Tralascio il precedente fallimento matrimoniale dei nostri amici. Già agli atti, con il suo carico di dolorose esperienze, avrebbe dovuto indurli a maggiore prudenza. Ma non è questo il punto centrale.
Il punto centrale è un altro.
L'uomo per natura non è monogamo.
Non ce ne offrono abbondanti testimonianze solo la cronaca, le indagini sociologiche o le nostre personali conoscenze. Ce ne dà prova anche la scienza. Nel mondo animale lo scambio di coppia è norma generalizzata.
L'uomo invece si sforza di essere monogamo.
Per cause religiose, economiche e giuridiche ha creato il matrimonio, istituzionalizzando il legame tra individui di sesso diverso. Queste cause sono tante e vanno dall'esigenza di trasmettere e conservare il patrimonio nell'ambito della stessa stirpe alla necessità di imporre una morale più rigida, univoca e quindi controllabile al complesso nucleo delle società urbane. Proprio per tali motivi e tali fini si è anche preteso di aggiungere al contratto matrimoniale la clausola della monogamia.
Trasformando insomma tutta la faccenda in una questione culturale.
Ed è proprio ciò che non capisco.
Molte delle cause e degli scopi che sottostanno al matrimonio oggi sono venuti meno. Viviamo in una società che amplia quasi a dismisura i limiti delle libertà individuali, accetta comportamenti e abitudini fino a poco tempo fa inammissibili, tutela i diritti di chi vive o nasce nel matrimonio e fuori dal matrimonio.
E allora chiedo: perché molti uomini e donne si ostinano a creare un legame che li impegna vita natural durante? Quando mai è saggio prendere un impegno che non si è sicuri di poter assolvere? E in più: perché nello sposarsi si obbligano alla fedeltà? Qui si va addirittura contro natura.
Qualsiasi ragionevole risposta a tali dubbi è benvenuta.
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