Mad Men è una serie televisiva americana, trasmessa in Italia da Cult, canale del bouquet Sky. Racconta le vicende dalla Sterling Cooper, immaginaria agenzia pubblicitaria che ha sede in Madison Avenue, a New York, e degli uomini e delle donne che vi lavorano. Ed è ambientata nel passato. La prima stagione narra avvenimenti svoltisi nel 1960, alle soglie dell’elezione di John Kennedy alla presidenza USA. La seconda torna sul 1962 e ha il suo acme nella crisi di Cuba. La terza è imperniata sul 1963 e culmina con l’assassinio di JFK a Dallas. La quarta stagione andrà in onda negli Stati Uniti a partire da luglio e arriverà nel nostro Paese probabilmente sotto Natale. La serie ha già vinto per due volte il premio assegnato dal Sindacato americano degli sceneggiatori: nel suo campo, un riconoscimento che vale ben più di un Oscar. E ora voglio indicare alcuni degli elementi che rendono Mad Men una serie speciale.
- Il lavoro sulle parole, eseguito per sottrazione. Non c’è nel testo una parola in più e inutile. Ciò fa sì che i dialoghi pesino come pietre e che tutte le battute siano indispensabili alla costruzione della storia e del carattere dei personaggi, imponendosi inesorabilmente all’attenzione dello spettatore.
- In stretta connessione, le capacità attoriali del cast. Molte battute esprimono pienamente la propria forza perché accompagnate da sguardi, sospiri, gesti che integrano il detto e riassumono il non detto in maniera perfetta. Tutto ciò vale ancora di più se si ascoltano i dialoghi in lingua originale.
- L’eccezionale cura della ricostruzione d’ambiente e dei suoi dettagli. L’ambiente urbano dei sobborghi newyorchesi, domestico della famiglia borghese americana alla nascita della «società affluente», d’ufficio in una grande azienda di importanza nazionale. Ma ricostruzione anche dell’ambiente sociale e culturale d’epoca. La necessità di essere wasp, il difetto di essere donna, la superstizione del cattolicesimo immigrato, la sigaretta e il superalcolico, l’ostracismo e la vergogna per l’omosessualità, la crescente influenza della televisione, la minorità e anzi la quasi invisibilità dei neri: tutti questi e altri elementi sono presenti, efficaci anche quando appena pennellati.
- Il contrasto tra il nitore e rigore della messa in scena e la forza delle passioni che muovono i personaggi. L’ambiente è sempre pulito, illuminato, animato da colori squillanti. E i protagonisti non gridano, non fanno piazzate, non si muovono in modo inconsulto, non hanno i vestiti in disordine. Eppure quando parlano, parlano per ottenere denaro, sesso e potere. Sono istinti e desideri primari, immersi ed espressi in un universo convenzionale e misurato, che non ammette deroghe. Tale contrasto accentua efficacemente ogni effetto drammatico.
- Lo stesso contrasto fa sì i personaggi appaiano sempre in procinto di prendere decisioni fatali. Noi sappiamo che chi recita sta solo accendendo una sigaretta. Ma quella sigaretta può essere l’ultima. Dopo quella sigaretta, si può scegliere di cambiare vita… o di accendersene un’altra!
- La riuscita fusione tra storia personale e storia collettiva. Gli eventi cui accennavo sopra sono presenti in sceneggiatura e citati in modo molto classico: un discorso radiofonico, un telegiornale, un quotidiano. Ma, a differenza di quanto avviene in altre serie, qui gli avvenimenti storici hanno sempre a che vedere con le vicende dei protagonisti, influenzandole in maniera non artificiosa. Ecco perché Mad Men, benché sempre raccolta entro le mura di un ufficio o di una casa, lascia davvero nella memoria il senso della scoperta di un’altra epoca e di un altro mondo.
Queste sono le mie impressioni. Chi vuole verificarle deve solo godere dello spettacolo che va in onda a ogni puntata di Mad Men.
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