La sempre più probabile beatificazione di Pio XII solleva, invece, riserve importanti. Il papa della Seconda guerra mondiale ebbe certamente meriti pastorali e dovette affrontare uno dei peggiori momenti della storia dell'Europa e del mondo. Le responsabilità che dovette assumersi furono enormi e per non commettere errori di valutazione avrebbe dovuto avere una capacità di giudizio ben più che eroica: direi piuttosto sovrumana.
E infatti, accanto al silenzio di grandi uomini politici inglesi e americani sull'olocausto, per molti pare quasi accertata un'assenza o una colpevole debolezza di intervento di Pio XII contro le persecuzioni e lo sterminio degli ebrei. Dico "quasi" perché il Vaticano pone ancora oggi - si dice "per motivi tecnici" - il divieto a consultare gli archivi che riguardano il periodo più contestato.
La questione è complessa e il giudizio, come è giusto quando si vuole compiere un'analisi storica onesta, deve essere molto prudente e il più possibile fondato.
Ma ad attirare l'attenzione in questi giorni non è la discussione intorno a Pio XII, ancora aperta, ma la distinzione messa in campo dal portavoce vaticano per giustificare l'atto di Benedetto XVI: la proclamazione delle virtù cristiane eroiche di Pio XII non significa che si affermi la totale correttezza di tutti gli atti storici di quel papa né che si concluda la ricerca sui loro effetti.
Qui sorge un dubbio. Il processo di beatificazione di un membro della Chiesa si basa su tre elementi:
1. la fama di santità della persona presso il popolo di Dio (quella, per esempio, sostenuta in modo evidente dalla gente in piazza san Pietro il giorno dei funerali di Giovanni Paolo II);
2. la testimonianza che lo stesso candidato offre di se stesso nel momento in cui un'accurata ricostruzione storica - con lettura di ogni possibile testo, documento, pubblicazione e con la raccolta di testimonianze dirette - permette di scrivere la sua biografia; in questa fase, parole e opere del personaggio parlano per lui;
3. il cosiddetto "voto di Dio", cioè un miracolo ottenuto da un credente invocando proprio il nome dell'uomo o della donna cui si attribuisce la facoltà di intercedere presso Dio per ottenere grazie straordinarie.
Il dubbio riguarda il secondo elemento. Se per stessa ammissione del Vaticano la ricerca storica sull'operato di Pio XII - un credente, ma in particolare un papa - è ancora aperta, com'è possibile, nel frattempo, dichiarare l'eroicità delle sue virtù? Infatti, tra quelle di un papa, e non di un semplice credente, ci sarà anche quella di guidare santamente il suo gregge e di testimoniare il vangelo di fronte al mondo con coerenza, coraggio, saggezza e... prudenza.
Ora: com'è possibile, nei limiti del giudizio umano, stabilire l'eroicità e la straordinarietà delle virtù di chiunque prima di aver completato l'esame di tutte le testimonianze disponibili?
Il processo di beatificazione non serve a esaltare a ogni costo il ruolo della Chiesa e la giustezza della sua predicazione: a questo concorre la fede quotidiana di milioni di fedeli che, come possono, danno buona testimonianza della loro fede, speranza e carità.
Un processo di beatificazione serve a mostrare che, grazie alla fede, è stato possibile vivere una vita che aveva di mira non solo il raggiungimento del paradiso, ma anche la trasformazione del mondo in un luogo più umano, più giusto, più vivibile. Per questo il processo di beatificazione è una procedura dove la ricostruzione storica ha un ruolo decisivo. Altrimenti varrebbe, nel caso, per Pio XII, quanto vale per ogni credente: ci "limiteremmo" ad affidarlo alla misericordia di Dio per gli errori che potrebbe aver commesso, anche i più gravi.
Forse la tentazione di difendere la Chiesa da ogni dubbio storico sta pesando sulla serenità del giudizio storico? Per fugare questo triste sospetto, bisognerebbe, credo, proclamare l'eroicità del personaggio solo dopo aver fatto il possibile per sostenerla fino in fondo.
Da cristiano ho la massima misericordia per le debolezze umane, anche per quelle di un papa in mezzo a una guerra (compito terribile). Ma da cristiano e da uomo dotato di intelligenza non avrei nessuna comprensione per un tentativo di apologetica così mal combinato.
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